Quante volte ci è capitato di non riuscire a mantenere l’attenzione ad una riunione, ad una presentazione o semplicemente in una conversazione? E’ colpa dell’argomento troppo complicato, del relatore incapace nell’esporre l’argomento o semplicemente perché il nostro interlocutore è di una noia insopportabile?
Potrebbe essere per alcuni dei motivi sopra elencati ma considerare solo questi elementi è piuttosto riduttivo. Anche in questo caso le neuroscienze possono darci una mano a capire come e dove intervenire. Secondo quest’ultime difatti l’attenzione è un insieme di processi neuropsicologici distinti, ci quali generano un fenomeno complesso e diversificato.
Premessa
E’ opportuno, prima di tutto, specificare che quando si parla di attenzione si deve distinguere questa in cinque distinte tipologie di attenzione:
- Att. Focale
- Att. Divisa
- Att. Selettiva
- Att. Sostenuta
- Spostamento di Att. (o Shift)
Nel presente articolo ci focalizzeremo su quella sostenuta, ovvero mantenere questa nel tempo. Questo entra in gioco in tutti i processi quotidiani che implicano l’apprendimento, la supervisione, il controllo, la vigilanza. Sono attività che ci richiedono di mantenere la concentrazione nel tempo, evitando distrazioni. Ne sanno qualcosa gli studenti, che devono mantenere uno sforzo costante per seguire la lezione.
Come funziona la curva dell’attenzione

Quanto tutti noi abbiamo avuto modo di vivere nel periodo degli studi lo possiamo osservare nel grafico. Sono necessari alcuni minuti (circa 5) prima di raggiungere il picco massimo. Questa si manterrà poi ad un livello medio alto nei successivi 15 – 20 minuti.
Dopo questa fase comincia un certo decadimento fino a raggiungere una diminuzione di circa l’80% intorno al 30° minuto.
Al 40° minuto, un relatore (l’insegnante nel caso della scuola) ha perso quasi completamente l’attenzione del suo pubblico (gli studenti a suola piuttosto che i discenti in un corso di formazione). Oltre questa durata, l’efficacia dell’intervento è minima.
Per questo motivo, una sessione di formazione superiore ai 40 minuti può essere inefficace.
Perché l’attenzione è una curva?
Ci sono una serie di processi neuropsicologici che intervengono nel contesto, dando corpo ad un fenomeno complesso.
Di seguito una serie di fenomeni che influiscono sulle capacità attentive:
Arousal
La preparazione fisiologica a ricevere stimoli dall’ambiente esterno;
Attenzione selettiva bottom-up
In merito alle sollecitazioni che arrivano dall’esterno, si possono elencare una serie di fenomeni che si verificano quando alcuni input ambientali catturano la nostra concentrazione, indipendentemente dalla nostra volontà
Attenzione selettiva top-down
La capacità di selezionare determinati input per poterli elaborare in maniera più approfondita in un secondo momento;
Attenzione distribuita
La capacità di prestare attenzione a più input contemporaneamente.
Tutti questi fenomeni si verificano e lavorano insieme quando siamo coinvolti, per esempio: in una riunione, in una call, in un briefing, in una presentazione o in una lezione di formazione.
Cosa possiamo fare?
Siamo quindi impotenti schiavi degli eventi? Non esattamente!
Ho sempre “mal digerito” l’abitudine di inveire nei confronti degli alunni (figuriamoci del pubblico o dei discenti ad un corso) quando questi non riescono a seguire attenti quanto esposto dai docenti! La responsabilità è sempre, prevalentemente, del conduttore!!!
Ricordate la frase di Jessica Rabbit? il personaggio femminile del film “Chi ha incastrato Roger Rabbit”: “Io non sono cattiva, è che mi disegnano così!”; è una giusta metafora di quanto si può dire dei partecipanti che si addormentano.

Coscienti di quanto illustrato in questo articolo possiamo (direi anche dobbiamo!!!) agire al fine di evitare che la nostra platea finisca nelle braccia di Orfeo.
- Per accelerare quanto più possibile la fase iniziale, utilizziamo degli icebreaker
- Utilizziamo il paraverbale in modo adeguato e cerchiamo di evitare di essere monotono1
- “Switchate” adottando canali comunicativi diversi (immagini, video, aneddoti, ecc..)
- Interagite!!! Non adottate una comunicazione unidirezionale; lasciate che il pubblico partecipi
- Ed infine, la chiusura. Non troncate il vostro intervento con una frase del tipo “questo è tutto”. Nella parte finale del vostro intervento sottolineate in modo sintetico i cardini del vostro intervento e chiedete feedback
Siate gli artefici dell’attenzione altrui, come anche della vostra. Si perchè quanto illustrato vale anche per noi stessi. Per mantenere un livello elevato di concentrazione dobbiamo “switchare” durante lo svolgimento delle nostre attività individuali. Ma magari di questo ne parliamo in un altro articolo!
- Regalatevi qualche minuto e guardate questo meraviglio TED di Julian Treasure: How to speak so that people want to listen ↩︎